Leggende popolari

IN SOGNO AL CASSIERE

Una volta successe che il cassiere della commissione , insieme alla sua famiglia decise di non organizzare la festa per motivi che non ha voluto giustificare a nessuno.  4-5 giorni prima della festa si verifica un orrendo evento, questo viene bastonato frustato nel sonno. A qualcuno vedendo sulla schiena della persona colpita delle macchie a forma di boccole di catena gli venne l’idea di andare a controllare la forma della catena che regge in mano San Leonardo, togliendola momentaneamente dalle mani della statua per confrontarla con i lividi, essa va a corrispondere nella sua forma ondeggiante e nella sua grandezza, un'altra precisazione è che lui sulla schiena aveva tanti segni quanti erano le boccole che formavano la catena di SL.  In tre giorni tutta la commissione si adoperò per  fare le necessarie raccolte e lavorare notte e giorno per fare le cuddure , organizzando così la festa al Santo Patrono e Protettore. Quell’anno rimase  tanta abbondanza di viveri.

 

GUERRA 

Quando nel ’40 scoppiò la guerra che durò 5 anni, i Mongiuffesi disperati svelarono S. Leonardo per chiedere la sua protezione e invocare la sua potente intercessione. Veniva posizionato davanti la porta della chiesa senza aureola (dardemula) e senza catena come segno di penitenza. Dopo qualche mese la guerra finì. In uno degli inni ad esso dedicati si ricorda proprio questo episodio e cioè che san Leonardo allontanò la guerra da Mongiuffi.         

  

I BRIGANTI

Si narra che nel paese di Mongiuffi, durante la guerra, giunsero dei briganti(soldati al servizio del re saraceno, che per la loro origine venivano detti briganti)  con l’intenzione di saccheggiare il paese.                      Giunti dinnanzi alla chiesa di SL vicino al cimitero i loro cavalli si fermarono e non andarono più avanti costringendoli a rimanere li tutta la notte. Il mattino dopo videro un monaco, con il cappuccio sul capo non riconoscibile in viso, che passeggiava avanti e indietro li vicino. Di li passò anche un contadino  e i briganti notarono che non vedeva la figura di questo monaco, allora uno dei briganti gli chiese chi fosse il protettore del paese ed egli rispose San Leonardo aggiungendo che  tutto il popolo mongiuffese ha una particolare devozione verso di lui. Sentendo le parole del contadino i briganti si inginocchiarono e chiesero perdono al protettore e patrono promettendogli che se li avesse fatti passare,  non avrebbero arrecato alcun danno nè al paese nè ai suoi abitanti, e, se loro fossero arrivati a casa sani e salvi, avrebbero mandato un braccio in oro dedicato a lui  come segno di ringraziamento.  Dopo questa promessa i briganti notarono che  il monaco scomparve. Questi briganti saraceni mantennero la loro promessa, solo che per un errore, il braccio non arrivò mai a Mongiuffi.

                                                                                                                                                                                           

I TEMPORALI                                                                                                                                                                                    

Intorno al ‘50  nel mese di dicembre per 16 giorni consecutivi giorno e notte ci fu  mal tempo con pioggia e nebbia intensa provocando anche ingenti danni per i contadini del paese. Un signore allora decise di suonare le campane della chiesa di san Leonardo allertando così tutti i paesani che cominciarono a riunirsi nella chiesa per recitare l’Uffizio in onore del Santo Patrono. Durante la recita di queste preghiere il mal tempo cessò e il giorno dopo uscì nuovamente il sole. Successe molte volte in occasione di questi temporali così violenti che la statua di san Leonardo veniva posta davanti alla porta della chiesa, suonando le campane e miracolosamente smetteva di piovere. Inoltre, si racconta anche che in occasione del maltempo san Leonardo veniva portato in processione in una stradina dove sotto si vedeva scorrere il fiume Ghiodaro, nei pressi della contrada detta “a Crucitta” dove poi si fermavano rivolgendo il santo con il volto verso il mare incorniciato tra due montagne. Arrivati in quel punto i portatori tenevano il santo sulle spalle e i fedeli si inginocchiavano e cominciavano a pregare chiedendo intercessione del loro patrone e protettore.

 

I MONGIUFFESI E SL 

Si racconta che in passato, durante la notte, per le strade del  paese si sentivano rumori di catene. A quei tempi ancora non c’era la luce ma nonostante ciò la gente incuriosita cercò di scoprire chi fosse a fare quel rumore. Essi con grande stupore videro un monaco che camminava per le vie del paese e che poi spariva  arrivato  dinnanzi alla porta della chiesa di San Leonardo al vecchio.

 

IL TERRENO

Un signore proprietario di un terreno localizzato nella montagna di fronte Mongiuffi, decise di non lasciare ai suoi eredi questa proprietà , ma di donarla a San Leonardo. Quando egli morì ,gli eredi venuti a conoscenza di questa donazione ,decisero di fare causa a San Leonardo quindi al parroco e alla chiesa di Mongiuffi, corrompendo le autorità giudiziarie con del denaro. Era estate fine luglio  inizio agosto, periodo in cui  ci fu solo un acquazzone non recante danni per i contadini, mentre si sedettero e incominciano la stesura dell’atto giudiziario,  avvertirono il rumore di una frana, alzarono gli occhi e videro che il terreno in questione stava franando. Per poter vedere sicuramente dovevano essere in una posizione tale da riuscire a vedere la prospettiva del terreno in questione. Le autorità dinnanzi a questa scena impauriti decisero di interrompere la seduta scappando via terrorizzati. Di quel terreno quindi non usufruirono né San Leonardo né gli eredi del vero proprietario.

                                                                                                                                                                                         

L’OROLOGIO RUBATO 

In occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono e Protettore San Leonardo, un signore vedendo al polso del Santo un orologio molto antico e di grande valore, decise di impossessarsi di tale orologio rubandolo. Durante la celebrazione della messa solenne quest’ orologio che si trovava nella tasca dei pantaloni del  signore iniziò a suonare, allertando tutti i presenti dell’avvenuto furto e non smise di suonare fin quando non fu ricollocato al polso del Santo.                                                                                                                                                                   

 

IL SACRESTANO E LA BOTTIGLIA DELL’OLIO

In passato ,gli abitanti del paese accendevano una lampada ad olio a SL tutti i giorni per tutto l’anno essendo che non c’era la luce. Qualche volta capitò che il sacrestano usufruiva della bottiglia dell’olio portandola a casa per uso personale riportandola poi in chiesa. Una sera il sacrestano dimenticò di riportare la  bottiglia in chiesa e per tutta la notte sentì rumore di catena in casa, la mattina dopo subito riportò l’olio in chiesa.

 

FUNICEDU                                                                                                                                                                               

Si narra che nella proprietà di SL esistendo dei gelseti da nutrizione per baco da seta, era stato deciso in accordo con la commissione e con un abitante del paese, al quale fu dato il compito di allevare il baco da seta, di nutrirlo a metà. Fu deciso quindi che l’allevatore prelevasse dalla proprietà di SL il nutrimento necessario per il baco ed egli stesso provvedeva alla cura e a farlo crescere.  Egli  aveva promesso di dividere a metà il tutto. Successe però, che questo allevatore quando incominciò a vedere che il baco da seta era già pronto per poter tirar fuori la seta, andò con una bisaccia e incominciò a prelevare tutto il baco già maturo qua e la senza dare  eccessiva visione del furto, portandolo presso la sua abitazione.  Ma non accontentandosi di quel poco carico rubato ritornò per il successivo. Arrivato sul posto dinnanzi alla porta della casetta,  trovò seduto un monaco con il cappuccio completamente abbassato, che con il gesto umano di una mano  alzata e aperta gli disse: ALT QUESTO è MIO. Queste sono state le parole del monaco e sentendole, l’allevatore fu preso da paura e da rimorso, fece  ritorno a casa riprese il baco e lo ricollocò sui rami in maniera che potesse riprendere il suo nutrimento fino al momento giusto. L’allevatore non riuscì a fornire una descrizione chiara del monaco, in quanto non  riusciva a intendere se fosse stata  una vera visione o solo frutto della sua fantasia.

 

LA CATENA 

Le donne mongiuffesi raccontano che in passato quando le partorienti avevano difficoltà a partorire per aiutarle e salvarle veniva poggiata la catena di SL  sulla pancia della partoriente recitando delle preghiere  ed esse miracolosamente riuscivano a dare alla luce la propria creatura senza alcuna difficoltà. La catena veniva anche portata a tutti coloro che stavano molto male.

 

LE MONETE 

 Una volta successe che al Santo fu donata un offerta in monete che  accidentalmente caddero per terra, un prete li presente assistette alla scena e poggiò un piede sulle monete per prendersele. Dopo quest evento, lo stesso piede che venne poggiato sulle monete gli venne amputato.

 

SAN LEONARDO E LA CONTADINA

I contadini a quei tempi si alzavano all’alba per andare in campagna.  Una contadina mentre si avviava verso la propria campagna quando  arrivò in contrada Fanaca  vicino al Santuario della Madonna della Catena trovò un monaco inginocchiato che pregava e che le chiese dove andava. La signora rispose che andava in campagna e il monaco allora le  disse che le avrebbe fatto compagnia e tutte due continuarono a camminare.  Strada facendo questo monaco  domandò alla signora chi fosse il protettore del paese e se veniva venerato con devozione dagli abitanti, la contadina rispose che tutto il popolo era molto devoto a SL e che veniva festeggiato con molta gratitudine. Arrivati ad un bivio il monaco le disse che lui avrebbe proseguito nell’altra direzione, quindi si salutarono e ognuno si avviò verso la propria strada. La signora però incuriosita  si voltò verso dietro e si accorse che il monaco era scomparso. Si pensa quindi che il monaco fosse San Leonardo.

 

CONTRIBUTO NEGATO

In passato le raccolte di San Leonardo venivano fatte non solo a Mongiuffi ma anche nelle zone limitrofe. In occasione di una raccolta alcuni fratelli della commissione bussarono alla porta di una signora in stato di gravidanza dicendo appunto che stavano raccogliendo per San Leonardo. Sentendo quelle parole la signora si infuriò e li aggredì dicendogli che a quel santo con quei piedi storti non avrebbe dato niente. La creatura che venne alla luce, nacque con  gli malformati.           

 

LA CASA IN FIAMME

Bussarono alla porta di una famiglia, dove la padrona di casa lì trattò in malo modo, senza dare offerta ed addirittura cacciando e mortificando coloro che stavano raccogliendo. Appena si allontanarono, fatti pochi passi, sentivano odor di bruciato si voltarono per guardarsi intorno e grande fu la loro sorpresa nel vedere proprio quella casa in fiamme. Infatti la casa si bruciò completamente, ma fortunatamente coloro che vi abitavano ne uscirono illesi.        

 

LA CUDDURA

Ogni anno in occasione dei solenni festeggiamenti del nostro patrono e protettore la commissione che organizza la festa si adopera per fare le cuddure. Le cuddure sono il simbolo di unione tra la comunità e San Leonardo, rappresentano un atto di ringraziamento per la protezione e l’intercessione che San Leonardo riserva per il nostro popolo.

 

LO STENDARDO

Lo stendardo è un drappo posto su un bastone con la croce in cima, arricchito di ornamenti in oro e l’immagine di San Leonardo. Sono presenti due stendardi di cui durante le processioni del Santo Patrono uno apre e l’altro chiude la fila degli stendardi. Uno dei due stendardi, quello che è stato fatto in America dagli emigranti mongiuffesi e delle zone limitrofe, è quello che portato da un mongiuffese in occasione della svelatura e della chiusura della cappella che custodisce la statua, fa il saluto-riverenza a San Leonardo, posizionandosi frontalmente la statua e facendo poggiare lo stendardo per tre volte sulla vara come se stesse eseguendo degli inchini.

 

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