La vita eremitica

Il soggiorno a Corte confermò in Leonardo la volontà di rinunciare al mondo, per condurre una vita solitaria.

La sua presenza era una garanzia di misericordia e di libertà. Pur svolgendo l’apostolato tra le classi più bisognose del suo tempo, Leonardo, però si sentiva sempre più attratto da una vita più ritirata, per potersi dedicare, con la meditazione e con il lavoro, ad una più intensa unione con il Signore per purificare la sua anima e santificare se stesso. La cospicua eredità che il padre gli aveva lasciato la distribuì  ai poveri. Anche il fratello Lipardo lo seguì in questa scelta, ed insieme, si recarono all’abbazia di Micy, dove furono accolti dall’abbate San Massimino. Anche in questo luogo Leonardo si occupò degli umili e dei carcerati, e la sua fama di santità cresceva sempre di più. Gli venne proposto di diventare sacerdote, ma egli rifiutò accettando solo di diventare diacono. Il distacco dal mondo e la solitudine più completa, erano la sua massima aspirazione, e quando morì l’Abate San Massimino, nel 520, prese una bisaccia e un bastone e lasciò il monastero di Micy, dirigendosi in Aquitania, nelle foreste di Pauvain, nei pressi di Limoges, dove fissò la sua dimora. Una capanna di frasche, sotto un vecchio albero fu la sua prima abitazione. Questa foresta era attraversata da una strada mulattiera battuta da pellegrini che si recavano al santuario di San Giacomo Apostolo a Compostela in Spagna, e sulla tomba di San Marziale a Limoges. Qui su un colle sulla riva sinistra del fiume Vienne Leonardo iniziò la sua vita da eremita per servire Dio negli uomini e gli uomini in Dio, nella preghiera, e con opere di carità.

In quei tempi turbolenti, dove una società barbara si stava trasformando, sulle rovine della civiltà romana, tanti uomini, anche appartenenti a nobili famiglie e dotati di vasta cultura fuggirono da un mondo dissoluto e crudele e si rifugiarono nella vita eremitica.

 

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